giovedì 22 settembre 2011

Via del Campo c'è un cassonetto...

Michelangelo Pistoletto (1933 - vivente)
Venere degli stracci (1967)
Museo di Arte Contemporanea Donna REgina, Napoli

Non sei neanche a metà mattina e vedi che S&P ha declassato il rating di 7 (sette) tra le maggiori banche italiane, che lo spread con i titoli tedeschi è sopra 410 e che il governo dà la colpa a non ben precisati circoli anglofoni che speculano contro l'Italia (ah, la perfida Albione!). Ripensi con terrore alle parole sentite in televisione da un ex ministro invitato ad un dibattito con Don Gallo e presentato come il responsabile della Task Force di cervelli che dovrebbe tirar fuori l'Italia dai guai. Rimani un po' dubbioso di fronte alla sicurezza con cui l'ex ministro sosteneva che la posizione dell'Italia era in realtà solidissima. Brrrrrivido! Andate a leggervi l'articolo del 2005 dove la stessa persona affermava che anche  l'economia americana era solidissima e andava a gonfie vele, giusto un anno prima (per la precisione diciotto mesi prima) dell'apocalisse dei mutui subprime (lo trovate all'indirizzo http://www.difesa.it/Ministro/Compiti_e_Attivita/Articoli28/2005-01/Pagine/Dollaro_addio_per_l_Economist_191.aspx ).
Io li ho visti gli effetti di quella crisi... nelle zone residenziali di Washington....o ancora in uno dei quartieri più belli Chicago (quelli attorno ad Astor Place). La stessa Chicago dove si trovano università formidabili (fomidabli sul serio e non ironicamente) dove ha studiato anche il nostro ex ministro. Ebbene, nel 2010 quella zona era soltanto un susseguirsi di case vuote e di cartelli di vendita. Gente che inscatolava le sue cose e scappava su un taxi. Persino crene sui muri per portar via i fili di rame (!!!) in modo da rivenderli come metallo prezioso. Ma soprattutto mettevano tristezza le ghirlande natalizie rinsecchite (era aprile) abbandonate da famiglie che avevano dovuto lasciare la casa dove vivevano in fretta e furia perché, all'improvviso, la macchina tritacarne dell'economia ha sentenziato che vivevano al di sopra delle loro possibilità dopo avergli fatto credere per anni il contrario.
L'Italia, al di là delle incrollabili certezze del governo, rischia di essere un po' nella stessa situazione... ma – fortunatamente – il Ghetto no. Il Ghetto non è un quartiere "bene" e una riduzione nel volume dell'economia nazionale farà un bel po' di danni, ma non quei drammatici sconvolgimenti che ho visto in America. Arriverei persino a dire che, nel Ghetto, le cose sono a volte più facili che dalle altri parti.
Vi faccio un esempio.
Da un po' il comitato di quartiere si sta occupando del problema dell'igiene urbana, che è il modo elegante per dire che cerca di tirar via un po' di rumenta dai vicoli. E già che ci sono, sentono anche le opinioni di quelli che abitano o lavorano nel quartiere, così per individuare dove si vanno a creare le criticità (forma elegante per “montagne di rumenta”). Non sorridete... lo so anch'io che basterebbe andare a vederlo... ma è capire come e perché si formano che forse può risolvere il problema. È questo che distingue un comitato di quartiere da un governo della Repubblica.
Così si cerca di raccogliere tutte le segnalazioni possibili e, tra queste, ce n'era una particolarmente allarmata da parte di una delle fornaie di Via del Campo (che secondo me fa dei dolci molti buoni, con i babà che arrivano al livello di poesia) che lamentava come una colonia di topi stazionasse ormai stabilmente attorno al cassonetto dove lei conferiva le immondizie (forma elegante per “cacciar via la rumenta”) e ormai quasi le impediva di avvicinarsi, quasi fosse diventato territorio “loro”.
Non si era ancora spenta l'eco sinistramente medievale di questa comunicazione (I ratti! La peste! Il ruolo degli umani come specie dominante seriamente minacciato!) che è arrivato un avviso da parte dell'addetto dell'AMIU che si occupa di quel cassonetto: se non fosse cessato il conferimento di sacchi di pane raffermo, il numero dei topi attirati da tanto cibo sarebbe aumentato fino a rendere molto difficoltose le operazioni di smaltimento (forma elegante per dire che se non la smettiamo di dar da mangiare ai topi, loro lì non ci mettono più piede).
Non sorridete. La fornaia in questione dovrà smaltire l'invenduto un po' più distante, e questo significa che potrà dedicare meno tempo ai suoi babà e che tale distrazione potrebbe equivalere ad un abbassamento di rating da “poetici” a “buonissimi”. C'è tanto bisogno di poesia in questo mondo!
Piuttosto riflettete... provate a sostituire alla parola “topi” la locuzione “circoli anglofoni che speculano contro l'Italia”, non vi sembra una storia che avete già sentito? E pensate se fosse possibile mandare qualcuno del comitato di quartiere a parlare con la Task Force di economisti del governo e spiegargli che, probabilmente, buona parte delle cause di questa crisi sono da attribuire a loro a loro.
E a chi se no? Alla fornaia di Via del Campo? Lo so, un confronto del genere non ha senso: se l'Italia fosse un babà, il suo rating attuale sarebbe “mangiabile, ma sa di polistirolo”, da cui si evince che la nostra fornaia fa il suo lavoro meglio dei nostri manager finanziari. D'altra parte uno non va fino a Chicago per sfornare babà.
Eppure, pensateci: una cosa del genere stava quasi per succedere quando Don Gallo ha provato a spiegare in televisione che se il nostro esecutivo avesse avuto ameno una parvenza di politica economica seria, forse oggi non ci sarebbe bisogna né della Task Force dell'ex ministro né dell'opera della Comunità di San Benedetto.
La risposta è stata - oggettivamente - una sequela di frizzi e pinzillacchere, tra cui uno particolarmente fastidioso su San Francesco. E dire che se fossi il rappresentante di un governo sta per varare una manovra improntata ad una sobria austerità, io di San Francesco ne parlerei bene. Forse era un economista più lungimirante di loro.

PS
La battuta su San Francesco recitava più o meno “Andando a vedere le teorie liberiste, il papà di San Francesco ha fatto del bene alla gente assai più del figlio: Pietro di Bernardone ha almeno fatto la ricchezza di chi lavorava per lui, mentre San Francesco ha portato la povertà a tutti quelli che lo hanno seguito”. La cosa non farebbe neppure ridere se non fosse che due serissimi studiosi di teologia medievale, Giovanni Ceccarelli e Giacomo Todeschini, sostengono da qualche anno la tesi secondo cui l'origine del liberismo in economia è da ricercare nel pensiero francescano medievale. Certo, in Vaticano questa tesi è abbastanza contestata, ma sembra proprio che nel mondo accademico stia trovando diversi sostenitori, con una certa abbondanza di pubblicazioni in merito. Secondo il mio modesto parere, l'attitudine di questo governo nel capire l'origine dei problemi in cui ci stiamo dibattendo si vede anche da questi dettagli
Giotto (?)
La predica agli uccelli (1290 - 1295)
Basilica superiore di San Francesco, Assisi

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